Bolero Avana by Carla Vitantonio

Bolero Avana by Carla Vitantonio

autore:Carla Vitantonio [Carla Vitantonio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: add
pubblicato: 2023-05-01T22:00:00+00:00


DODICESIMO INDIZIO: L’AUTOBUS DELLE SECONDE OPPORTUNITÀ

Aprile 2020

Il ventinove aprile dell’anno bisesto più imprevisto della mia non così breve vita, dopo mesi di siccità e settimane di calore insopportabile, lunghissime notti trascorse con il sottofondo di Taurus, l’unico ventilatore a proteggere il sonno già precario, dicevo, il ventinove aprile – vari piccoli miracoli della diplomazia appena conclusi a La Habana, Cuba – piove. Piove proprio come fa nelle zone tropicali, si rovescia come una grossa bagnarola il cielo su di noi e sulle frondose e pettinose palme, piove sulla radiolina solare che mi ero dimenticata fuori, piove sui panni stesi, sulla biancheria lavata a mano, piove sulla mia orchidea comprata tanti mesi fa fuori dall’ambasciata giapponese e data oramai per morta da vari mesi, la quale invece all’improvviso rivivisce e sì, piove anche sulle tamerici salmastre. Piove, diluvia, tuona e lampeggia su questa isola ancora più isolata, piove e rinfresca, e siccome non ci sono i vetri alle finestre piove allegramente dentro casa. Ho da tempo terminato gli stracci, sono tutti fradici che giacciono sconfitti sotto ogni porta e ogni finestra, ho chiuso gli scuri, staccato le spine, e sono nel mezzo del salotto con il vento che penetra attraverso le imposte e gli spruzzi di acqua mi rinfrescano la scrittura. Acqua dappertutto e Poldina corre da uno straccio all’altro giocando allo skatebord. Anzi no, si è fermata, completamente fradicia anche lei si lava sotto il tavolo strusciando il pelame sui miei piedi. Io e Poldina nel mezzo di una tempesta tropicale, certe che l’emergenza mondiale ci abbia rovinato non so quante vacanze, ma soprattutto che anche quest’anno dopo il primo acquazzone matureranno i manghi. E allora torna finalmente in questo disastro mondiale uno straccio di routine stagionale, quel monopoli annuale che tanto mi piace, tornano i manghi perdio, pronti sull’albero, aspettavano solo questo acquazzone per prendere quel tocco di arancione che mancava sulla buccia verde e fucsia, e con i manghi torna la stagione delle lunghe ore cubane, delle serate in terrazza, la stagione delle speranze e del sudore, torna la stagione nonostante la pandemia disastro mondiale, e forse sarà anche vero che non potrò andare in Italia fino a dicembre, ma se restringo il mio campo d’osservazione, se guardo a oggi, a questa pioggia finalmente normale, se guardo ai fiumi d’acqua che scendono dalla mia collina verso il Vedado basso e a quest’ora probabilmente già infangato e impercorribile, allora non importa e non esiste l’eccezionale pandemico divieto, esiste solo l’ognigiorno, e il giorno che ci tocca il ventinove aprile è un giorno bellissimo. Un giorno in cui non solo sono riuscita a trasformare in cose buone quasi tutte le magagne (lo dico, magagne, già il suono esprime il concetto) che mi sono piombate sul lavoro, ma ho anche assistito con Poldo al primo acquazzone, e magari quando smette arriva Belo e mangiamo comida criolla, incluso il platanito maduro frito, la banana maschio matura e fritta, che lui ride quando lo mangio perché non lo mangio come i cubani, e



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